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I Monti Peloritani

I Monti Peloritani sono una prosecuzione naturale dell'Appennino Calabro e si estendono per circa 65 km formando un triangolo montuoso che abbraccia la punta nordorientale della Sicilia, da Capo Peloro sullo Stretto di Messina in direzione ovest fino a congiungersi con i Monti Nebrodi, in corrispondenza di Rocca Novara e Montagna Grande.

A sud-ovest verso l'Etna, le propaggini dei Peloritani digradano nella valle del fiume Alcantara, che sfocia a sud di Giardini Naxos.

A nord sono delimitati dal Mar Tirreno guardando le Isole Eolie e a est dal Mar Ionio. 

La cima più elevata della catena peloritana è la Montagna Grande (1374 m) tra Motta Camastra e Antillo seguita da Rocca Novara (1340 m) tra Novara di Sicilia e Fondachelli-Fantina. Monte Scuderi (1253 m) tra Messina, Itala, Alì e Fiumedinisi è famoso per le antiche miniere e soprattutto per la leggenda di un mitico tesoro sepolto nelle sue viscere. Interessante anche Monte Dinnammare che con 1124 m. domina la città di Messina e offre già con una facile escursione, panorami spettacolari.

I Peloritani hanno una morfologia caratterizzata da una lunga serie di picchi, crinali e burroni. Dalla linea di cresta che ha un’altitudine media di 800–1000 m, diversi corsi d’acqua si fanno strada verso il mare formando gole profonde che a valle si aprono in ampie fiumare detritiche.

La struttura geologica dei Peloritani è un vero scrigno di “biodiversità della pietra” principalmente composta di rocce di origine magmatica o metamorfica. Prevalgono stratificazioni di scisti del Laurenziano, graniti, filladi, gneiss. È frequente la presenza di suolo di origine arenaria.

 

Flora

Nonostante il degrado causato dall'uomo e dagli incendi che hanno ridotto moltissimo le originarie foreste di quercia, leccio, sughero, castagno, faggio, provocando il passaggio dal bosco alla macchia, per passare alla gariga fino ad una vera e propria steppa, sono circa 1500 le entità vegetali presenti lungo la catena peloritana.

Solo nelle zone più impervie si sono conservati nuclei di bosco naturale di roverella e di leccio o di macchia mediterranea con predominanza di erica, cisto, corbezzolo e ginestra. Significativo è il caso delle foreste che gravitano attorno a Colle S. Rizzo, dove sono stati classificati ben 92 diversi tipi forestali.

L'azione di rimboschimento, intrapresa dal Demanio Forestale dei Peloritani, ha creato pinete di pino domestico, Pino marittimo, Pino d'Aleppo e boschi di Castagno, Leccio e Roverella.

 

Fauna

Dal punto di vista faunistico i Monti Peloritani offrono una notevole biodiversità. Trovandosi lungo le rotte migratorie più battute, questa catena montuosa è un luogo speciale per osservare l'avifauna e non solo quella migratoria: 327 le specie di uccelli avvistati, di cui 90 tutelate ai sensi della Direttiva CEE 79/407; 60 le specie nidificanti; 38 i rapaci diurni e notturni.

Tra i mammiferi sono presenti: Gatto selvatico, Volpe, Cinghiale, Coniglio selvatico, Lepre, Istrice, Riccio europeo, Ghiro, Quercino, Donnola, Martora.

Tra gli anfibi: Rospo comune e smeraldino, Discoglosso dipinto, Raganella, Rana verde minore, Rana di Berger e di Uzzell e i rettili: Lucertola siciliana e campestre, Ramarro, Congilo, Luscengola, Geco, Biacco, Biscia d'acqua, Vipera, Colubro leopardino, Testuggine d'acqua e terrestre.

Scarsa la fauna ittica rappresentata da: Trota iridea, Salaria di fiume, Anguilla, Carpa, Cefalo dorato.

 

La cultura materiale

Nei secoli, la presenza umana nell’area peloritana ha lasciato notevoli tracce di tipo antropologico, storico, architettonico e archeologico. Percorrendo la “Dorsale Peloritana”, un’antica strada che si sviluppa quasi tutta sulla linea di cresta della catena montuosa si può venire a contatto con piccoli borghi, castelli, chiese, monasteri, fortificazioni e strade militari, antiche miniere, fontane, mulini ad acqua, palmenti, trappeti, neviere, abitazioni rurali, recinti per animali, muretti di pietrame a secco, siti archeologici, santuari e pellegrinaggi, feste e tradizioni polari tra le più varie. Un patrimonio ancora poco noto che per la sua ricchezza merita di essere esplorato.

 

 

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