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Archeologia di TYNDARIS
A distanza di qualche millennio, il territorio intorno all’antica Tyndaris, continua a conservare un’atmosfera di lirica grecità, ispirata principalmente dai resti della città antica, oggi inclusi in un’ampia area archeologica ancora in parte da portare alla luce. I primi scavi risalgono al 1838 e sono proceduti saltuariamente nel tempo fino ai giorni nostri.
Gli scavi hanno evidenziato la presenza di un abitato preistorico della prima età del Bronzo, facies culturale cosiddetta di Rodì - Tindari - Vallelunga, individuato nei livelli sottostanti di una casa romana. Nel corso delle varie campagne sono stati rinvenuti mosaici, sculture e ceramiche, conservati in parte presso l’Antiquarium locale e in parte presso il Museo archeologico regionale A. Salinas di Palermo dove oltre a varie epigrafi e frammenti scultorei possono ammirare una imponente statua di Zeus, la statua raffigurante Giulia Mamea madre dell'imperatore Alessandro Severo e quella colossale dell'imperatore Publio Elio Traiano Adriano.
L’impianto urbanistico di Tyndaris, risale probabilmente all’epoca della fondazione della città e presenta un tracciato regolare a scacchiera che si articola su tre decumani, strade principali (larghe 8 m), che si sviluppano in direzione sud-est - nord-ovest, ciascuno ad una quota diversa, e si incrociano ad angolo retto e a distanze regolari con i cardini, strade secondarie e in pendenza (larghi 3 m). Sotto i cardini correva il sistema fognario della città, a cui si raccordavano le canalizzazioni provenienti dalle singole abitazioni. Gli isolati delimitati dalle vie hanno un’ampiezza di circa 30 m e una lunghezza tra 77 e 78 m.
Il decumano superiore venuto alla luce, doveva essere la strada principale della città: costeggia ad una estremità il teatro, situato più a monte e scavato nelle pendici di un rilievo, e all’altra estremità sbocca nell’agorà, oltre la quale, nella zona più elevata, occupata oggi dal Santuario della Madonna Nera, doveva trovarsi l’acropoli.
Percorrendo il decumano superiore, si giunge alla cosiddetta Basilica, propileo di accesso all’agorà, (antica piazza della città). Si tratta di un edificio a due piani, datato al IV secolo costruito in opera quadrata di arenaria che presenta un ampio passaggio centrale con volta a botte ripartito da nove arcate. Ai lati altri archi scavalcano accessi secondari. Purtroppo rocchi di colonne e blocchi crollati dalla Basilica e altri monumenti classici furono utilizzati dagli abitanti di Tindari in tarda età bizantina per costruire fortificazioni contro la minaccia degli arabi. In questo periodo la città era stretta nella parte più alta del colle lasciando fuori delle mura il teatro, il decumano, gli altri pregevoli monumenti e l’intero quartiere nordoccidentale.
All’estremità opposta del decumano principale, sorge il Teatro la cui cavea, divisa in undici cunei con 28 gradini, aveva un diametro di 63 metri e si affaccia sul mar Tirreno. Rimasto a lungo in abbandono e conosciuto solo per le illustrazioni del XIX secolo, il teatro era appoggiato alla naturale conformazione a conca della collina, nella quale furono scavate le gradinate dei sedili della cavea, che doveva raggiungere una capienza di circa 3000 posti.
Si ritiene che il teatro sia stato costruito in forme greche alla fine del IV secolo a.C. e in età romana vi si aggiunse un portico in opera laterizia e la ricostruzione della scena, di cui restano solo le fondazioni e un’arcata. L’orchestra venne trasformata in un’arena circolare circondata parzialmente da corridoi di servizio adattandola a sede per i giochi da Anfiteatro. Si ottenne in tal modo un alto podio all’intorno per proteggere gli spettatori dai pericoli dei “ludi gladiatorii” e delle “venationes”, i giochi di caccia. In pratica, dalle tranquille recite classiche il teatro fu trasformato in una sorta di Colosseo in miniatura. Un plastico conservato nell’Antiquarium evidenzia a margine dell’arena, le fondazioni della scena greca, con tre porte, fiancheggiata da due parascenia laterali che indicano il livello dell’orchestra originaria. Di questa scena furono trovati, negli scavi eseguiti alla metà dell’800, numerosi elementi sistemati sotto tettoia nel cortiletto retrostante dell’Antiquarium. Oggi gli studiosi concordano nel sostenere che scena del teatro di Tindari insieme con quella del teatro di Segesta, costituisce un esempio per la storia dell’architettura antica poiché precede in età greca la scena monumentale tipica del teatro d’epoca imperiale romana.
Tra il 1949 ed il 1964 è stato portato alla luce un isolato completo (insula IV), delimitato dai tratti dei due decumani e da due strade secondarie. A causa della pendenza del terreno, i diversi edifici che compongono l’insula IV erano costruiti su terrazze a diversi livelli.
Sul decumano inferiore si aprivano sei tabernae o ambienti commerciali, tre delle quali dotate di retrobottega. Su queste poggiava una grande domus (casa B) con peristilio a dodici colonne di pietra con capitelli dorici e un ampio tablinium, o salone. Al livello più alto una seconda domus, (casa C), con peristilio simile alla precedente ha l’accesso al tablinium inquadrato da colonne con capitelli corinzi italici di terracotta e basi realizzate con mattoni di forma rotonda.
Le due case furono costruite nel I secolo a.C., su precedenti fasi abitative e subirono nel tempo vari restauri e rimaneggiamenti. In particolare nella parte superiore si costruirono piccoli ambienti termali e agli originali pavimenti si sostituirono mosaici in bianco e nero con figure.
Le mura di cinta della città, oggi visibili sono risalenti ad una ricostruzione del III secolo a.C. che segue lo sviluppo della cinta risalente alla fondazione della città e che fu rimaneggiata e completata sul lato verso il mare in epoca tardo imperiale e bizantina.
La cinta si sviluppava per una lunghezza di circa 3 km ed era della tipologia “a doppia cortina”, con due muri di arenaria paralleli e separati da uno spazio, in origine riempito con terra o sassi. A distanze diseguali si innalzavano torri quadrate. Una di queste conserva un tratto della scala che portava alla sommità delle mura.
La porta principale, sul lato sud-occidentale, era fiancheggiata da due torri e protetta da un’antiporta a tenaglia di forma semicircolare, con l’area interna lastricata con ciottoli. Altri piccoli passaggi si aprivano a fianco delle torri della porta maggiore e venivano utilizzate per le sortite dei difensori.
Antiquarium
All’interno dell’area archeologica, tra la Basilica o Ginnasio di tarda età imperiale e il teatro è situato l’edificio che ospita il museo, suddiviso in cinque sale. Gli ambienti ospitano raccolte di epigrafi greche e romane, iscrizioni e cippi funerari, lastre tombali, mosaici, monete, medaglie, suppellettili d'uso quotidiano.
Sala I: accoglie planimetrie e cartelli esplicativi riportanti i dati topografici e tutte le notizie storiche relative all’antichissima Tyndaris assieme a documentazione delle campagne di scavi e delle opere di restauro dei monumenti iniziati a partire dal Settecento. Molto interessante un plastico ricostruttivo della scena ellenistica del teatro.
Sala II: vi si ammirano basi, iscrizioni varie, capitelli e due statue frammentarie in marno raffiguranti Nikai (Vittorie) in volo, probabili acroteri di un tempio del IV-II sec. a.C., riportati nell’Antiquarium dai musei di Siracusa e Palermo. Degna di nota, la riproduzione marmorea di maschera teatrale tragica di età imperiale romana, raffigurante re Priamo proveniente dall'edificio monumentale a gradoni di contrada Cercadenari.
Sala III: Vi troneggia una grande testa di marmo raffigurante l’imperatore Ottaviano Augusto divinizzato (I secolo d.C.) proveniente dallo scavo della Basilica, oltre a statue onorarie di avanzata età imperiale romana raffiguranti personaggi maschili togati, forse magistrati in attività presso il Ginnasio, sede anche del tribunale.
Sala IV: sono esposti un capitello corinzio fittile dal tablinum della casa C dell’insula IV. Nelle vetrine ceramiche varie di età greca e romana, provenienti da ambienti, cisterne e parti di fognatura della città.
Sala V: nelle vetrine, ceramiche di impasto provenienti dall’insediamento preistorico della prima Età del Bronzo individuato sotto il tablinum e il peristilio della casa romana C. Corredi tombali di età greca, ceramiche varie e piccole terrecotte, maschere teatrali e figure d’attori di commedia; urne cinerarie in piombo. Materiali dalle case romane o dai relativi livelli di frequentazione urbana: suppellettili ceramiche varie, terrecotte figurate, frammenti di intonaci dipinti e stucchi con motivi ornamentali.