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Grotta "Donna Villa" (Tindari ME)
Omero ci ha narrato della maga Circe che riusciva ad incantare ed attirare i marinai con il suo canto ammaliatore. Una leggenda popolare siciliana ci racconta che a Tindari viveva Donna Villa, una maga con le stesse caratteristiche.
Gli anziani raccontano che sul costone del promontorio di Tindari viveva in tempi antichissimi Donna Villa, una donna dalle sembianze celestiali e dal corpo così perfetto e armonioso che nessuno poteva resistere alla voglia di avvicinarlo e, se possibile, accarezzarlo. La donna viveva da sola e in assoluta riservatezza. La sua abitazione era una grotta scavata nel costone roccioso.
Avvicinarsi alla donna non era facile: da terra la grotta era di difficile accesso mentre dal mare bisognava scalare una parete quasi verticale. Non a caso, però, il sito era così protetto. Era proprio la donna che sceglieva gli uomini dai quali farsi avvicinare ed amare e per farlo usava lo stesso sistema di Circe. Gli uomini attirati nella grotta venivano soggiogati a tal punto che perdevano la ragione. Molto spesso, poche ore d’amore costavano ai malcapitati tutte le loro fortune e la vita. Donna Villa, infatti, uccideva le sue vittime, dopo averne fatto l’uso che voleva. Quando il suo canto non riusciva ad ammaliare l’ignaro navigante, Donna Villa si sfogava infilando le proprie dita nelle pareti rocciose della grotta, lasciandovi l’impronta delle sue unghie.
Fin qui la leggenda. Oggi però non crediamo a questi racconti e se andiamo a osservare la grotta ci troviamo in una cavità naturale alla quale si accede, con difficoltà, da un piccolo sentiero. Il primo antro si sviluppa su due piani, che sono divisi tra loro da una specie di solaio formato da ossa fossili di specie ormai estinte in Sicilia. Il piano superiore ha un’apertura che gli abitanti di i Tindari chiamano “balcone”, quasi in asse con il sottostante ingresso. Le ossa fossili sono pure sparse sul fondo della grotta e le pareti presentano un gran numero di fori tra di loro quasi contigui, secondo la leggenda prodotti dalla maga, con le dita. Nella realtà la grotta, in origine era a livello del mare e i fori sono stati formati dall’azione corrosiva di acidi presenti in molluschi marini, denominati litodomi. Nel pleistocene medio superiore (100-200 mila anni fa circa), il sollevamento della crosta terrestre nella zona ha spinto la grotta fino agli attuali 70 mt sul livello del mare.
Dal primo antro si accede, mediante un angusto e poco praticabile cunicolo, ad altre due caverne, più piccole della prima. Nella seconda si notano, nel passaggio obbligato, delle belle formazioni stalagmitiche dai colori vivi che vanno dal rossastro, al bleu, al grigio. Vandali però ne hanno danneggiate alcune, rompendone il puntale. Il terzo antro, il più piccolo, presenta al centro un pozzo, del diametro di poco più di 1 metro e profondo circa 3 metri ove nel tempo vari “cercatori” si sono calati nella speranza di rintracciare il favoloso tesoro che la maga avrebbe dovuto accumulare grazie ai lasciti forzosi dei malcapitati navigatori.
Come si è detto, l’accesso alla grotta è poco praticabile ma sicuramente ricco di suggestioni. P.A.N. Travel Solution in collaborazione con l’Associazione "Camminare i Peloritani" può permettervi di vivere questo luogo di Sicilia tra leggenda e scienza.