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I quattro Canti
Dall’incrocio tra le due strade principali del centro storico di Palermo, Via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele nasce nel XVII secolo, Piazza Vigliena, più conosciuta come “i Quattro Canti di Città”.
Prima della costruzione dei Quatto Canti, Palermo si era sviluppata verso il porto con un solo asse stradale rettilineo, il Cassaro. Il restante tessuto urbano era, ed in parte è ancora oggi, un complesso accostamento di quartieri con origini e strutture diverse.
Alla fine del XVI secolo sembrò necessario creare un asse trasversale, che tagliasse la città da est a ovest così come era stato fatto a Napoli. Nel caso di Palermo, le quattro strade convergono in un punto di interesse che non è nel punto d’arrivo, ma in quello di partenza. Infatti, l’incrocio è il centro stesso della città e presenta uno spazio molto ampio mentre le visuali prospettiche verso i quattro bracci diventano meno importanti.
Per ottenere questo effetto che trasformava l’incrocio in una piazza ottagonale chiusa, l’architetto fiorentino Giulio Lasso, negli anni 1609 – 1622 impostò le facciate diagonali su un disegno che si ispirava al modello dei Retablo spagnoli, le grandi pale d’altare formate da cornici architettoniche, su più piani, popolate di statue, riprese talora anche nelle facciate.
Sui vari piani l’architetto sistemò un complesso di statue, le tradizionali fontane, con le quattro stagioni all’ordine inferiore, poi quattro sovrani e in alto le quattro sante protettrici di Palermo.
Il disegno dei Quattro Canti di Palermo fece moda e fu applicato in tutta la Sicilia. Lo troviamo in città già esistenti come Messina, dove sugli angoli c’erano quattro fontane e Catania, ma anche in città di nuova formazione come: Sortino, Ramacca, Villarosa, Belvedere, Ferla, Cefala Diana, Belpasso. Lo schema della croce di strade, con l’intersezione ad angoli smussati, usata come piazza principale fu adottato fino all’800 e lo ritroviamo anche nella fondazione di Priolo Gargallo (1809) e nella ricostruzione di San Cipirello (1841).
Alla sua nascita Piazza Vigliena fu anche chiamata l’Ottangolo, o Teatro del Sole perché come scrisse uno storico, “questo pianeta da che nasce finché non tramonta, non mai l’abbandona”.
I Quattro canti sono il simbolo della rivoluzione urbanistica di Palermo attuata all’inizio del ‘600 dal viceré spagnolo Juan Fernández Pacheco marchese di Villena.
Questo riassetto urbanistico diede un nuovo volto a Palermo e si prefiggeva due obiettivi: creare una strada ortogonale al Cassaro, antica via che dal Palazzo Reale (Palazzo dei Normanni), arrivava sino al mare, dividendo così a forma di croce l’intero centro cittadino, e realizzare all’incrocio che ne sarebbe risultato un punto d’incontro importante nella vita della città.
Così, con delibera del 4 novembre 1596, il Senato cittadino decise la costruzione di una “Strada Nuova” che avrebbe attraversato il Cassaro, e dopo l’approvazione reale, nel 1600, furono iniziati i lavori per la strada che sarà chiamata Via Maqueda. Il tessuto urbano preesistente fu sventrato e contemporaneamente si pensò alla realizzazione dell’incrocio, dove si sarebbero incontrati i quattro settori della città. Il progetto fu realizzato dall’architetto Giulio Lasso e i lavori durarono sino al 1620. Nacque così il “salotto” di Palermo, racchiuso tra le quattro facciate concave degli altrettanti palazzi che convergono sull’incrocio.
Ciascuno dei quattro canti ha in sovrapposizione i tre ordini, dorico, ionico, composito, e offre uno splendido insieme di balconi, cornici, finestre, nicchie, arricchito dalle statue che ornano i vari ordini: a quello inferiore le quattro stagioni con fontane; al secondo ordine quattro sovrani spagnoli Filippo II, III, IV e Carlo V, le cui statue di bronzo furono sostituite dopo il 1661 con altre di marmo, in alto le quattro protettrici di Palermo, e dei rioni che si estendevano dietro le facciate: Cristina, Ninfa, Oliva e Agata. Sugli attici, infine, lo stemma reale affiancato da quello del viceré e del Senato cittadino.
Fino alla vigilia della seconda Guerra Mondiale, i Quattro Canti sono stati il centro della vita cittadina, luogo d’incontro e di passeggio, mercato delle braccia, ove i disoccupati attendevano l’offerta di un lavoro, luogo di spettacolo, perché da qui passavano le processioni, i cortei e le carrozze dei nobili che scendevano a mare o salivano al palazzo reale. Una continua e variopinta rappresentazione teatrale immersa in una scenografia barocca.